7 dicembre 2010

BENVENUTI DOVE IL RUGBY E' DIVERTIMENTO

Recentemente ho avuto la fortuna di intervistare Tommaso Benvenuti, talento emergente della palla ovale azzurra. Umile, semplice e schivo il buon Tommaso è probabilmente l'antitesi assoluta dell'immagine dello sportivo richiesta oggi dai media. Forse è per questo motivo che il rugby deve sgomitare per trovare spazio in tv e sulla stampa. Anche se probabilmente è proprio questa assenza a mantenerlo così genuino.


Passione, umiltà e semplicità. Basterebbero queste tre parole per descrivere Tommaso Benvenuti, centro del Benetton Treviso e della Nazionale italiana di rugby. Una maglia azzurra conquistata proprio in occasione dei tre test match contro Argentina, Australia e Fiji di queste ultime settimane. A soli 19 anni Benvenuti, checché ne dica il diretto interessato, è sicuramente l'uomo nuovo della palla ovale nostrana, la grande promessa su cui sono riposte molte delle speranze del rugby azzurro del futuro. Nato nella Marca e cresciuto nel vivaio dei Leoni questo ragazzone ha fatto subito vedere di che pasta è fatto in Celtic League ma soprattutto in Heineken Cup dove si è tolto lo sfizio di siglare 23 punti in due partite toccando perfino la vetta della classifica metamen. Un avvio di stagione esaltante, suggellato dalla convocazione del ct Nick Mallett. Ed è proprio dal ritiro della Nazionale che Benvenuti ci parla.


Domanda doverosa: 19 anni ed esordio in maglia azzurra. Cosa hai provato?
È stata un’emozione fortissima, anche perché non me l’aspettavo. E’ un grande sogno che si avvera. Bellissimo.
Tutti si aspettano molto da te, sei considerato la grande promessa del rugby azzurro. La cosa incomincia un po' a pesarti?
No, perché non penso che sia così. Ci sono tanti altri ragazzi giovani che stanno facendo molto bene. Il rugby per me non è mai uno stress ma passione e divertimento. Per un atleta poi è normale cercare di dare sempre il massimo.
Il prossimo anno ci sono i Mondiali. Qual è il tuo obiettivo personale? Dove pensi che possa arrivare l'Italia?
In questo momento punto soprattutto a rimanere nel giro della Nazionale. Certo, partecipare alla Coppa del Mondo sarebbe una soddisfazione enorme, un’esperienza unica. L’obiettivo è superare il girone eliminatorio e centrare i quarti di finale.
Prima del Mondiale però c’è il Sei Nazioni. Chiudiamo un attimo gli occhi e sogniamo: l’Italia che vince questo torneo con te protagonista. Utopia o un obiettivo concreto? L'età è dalla tua parte...
Beh, non è un risultato che si ottiene dall’oggi al domani. Però ci sono tutti i presupposti perché l’Italia in un prossimo futuro raggiunga risultati sempre migliori e che la nostra squadra possa essere sempre più competitiva. Sono ottimista perché la base si è decisamente allargata, ci sono tanti ragazzini che giocano a rugby e che potranno diventare ottimi giocatori. Se poi quando quel giorno arriverà ci sarò anch’io non lo so. Speriamo…
Molti dei tuoi compagni di club affrontano la Celtic nel pieno della maturità tu invece sei all'inizio della carriera. Che impressione ti ha fatto finora giocare contro squadre non italiane e di livello superiore, pensi davvero che il movimento possa trarne giovamento?
Non posso negare che qualche vantaggio c’è, soprattutto per un giocatore giovane come me. La Celtic è sicuramente un campionato più competitivo e confrontarsi con queste realtà ti abitua a giocare ad alti livelli da subito. In ogni caso si tratta di un'opportunità che vale per tutti i giovani che hanno la fortuna di giocare in questo torneo.
Hai un rito scaramantico? Come ti carichi prima di una partita?
Cerco di entrare in campo per primo anche se tutti i miei compagni sono ancora negli spogliatoi. Lo faccio per concentrarmi e per scaricare la tensione.
Come hai iniziato a giocare a rugby?
Questo sport rappresenta una tradizione nella mia famiglia. Giocare a rugby è stata una cosa naturale. Ho iniziato che ero un bambino, avevo sei anni…
… e non hai più smesso. Quando non corri dietro alla palla ovale come trascorri il tuo tempo libero?
Facendo le cose che fanno tutti i miei coetanei. Ho la fortuna di giocare nella squadra della mia città e appena posso cerco di coltivare le mie amicizie storiche, che durano fin dall’infanzia, e di trascorrere il più tempo possibile con la mia ragazza.
Un tuo mito del rugby?
Jonah Lomu.
E degli altri sport?
Valentino Rossi.
Sei una promessa nella tua disciplina, sei in Nazionale, il tuo club è un top team. Se la palla fosse di cuoio e non ovale a quest’ora saresti ricco e famoso. Invece non è così. A dirla tutta prendi pure un sacco di botte. Chi te lo fa fare?
La passione. È vero che se fossi stato un calciatore a quest’ora, almeno dal punto di vista economico, sarei messo meglio… però per me giocare a rugby è la cosa più naturale del mondo, è il modo migliore che ho per divertirmi. Fa parte di me.
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