31 marzo 2013

BUONA PASQUA

11 marzo 2013

IN MORTE DEL PRESIDENTE CHAVEZ

Se ne è andato un personaggio complesso con luci e ombre ma, al netto di qualsiasi opinione, un protagonista assoluto della politica in America Latina degli ultimi vent'anni. La sua presenza ha sicuramente ostacolato l'espansionismo yankee e con la sua scomparsa niente sarà più come prima. Una scossa enorme per il Sudamerica. Geopoliticamente un punto di svolta.

Dispiace vederlo in questi giorni “bollato” superficialmente come un caudillo da una stampa occidentale che forse avrebbe preferito un bel generalissimo assassino pronto ad affamare il suo popolo e a regalarci il petrolio. (S)fortunatamente Chàvez non era niente di tutto ciò. Certo, era un ex militare, un uomo con un ego spropositato e un fautore del teorema dell'uomo solo al comando. Ma è anche colui che con il petrolio ha provato a risollevare un Paese e, forse, un continente. A che prezzo lo vedremo ora che non c'è più. Saprà il Venezuela camminare con le sue gambe? Oppure il sistema chavista di cui tanto si è parlato, una volta scomparso il suo creatore e artefice, farà piombare il Paese nel baratro?

Vediamo che succede e speriamo bene...


PS. Intanto, nel silenzio assordante della politica italiana, troppo presa da grilli e bambolotti, giova ricordare le parole di commiato di François Hollande, non proprio un comunista da centro sociale: «Al di là del suo temperamento e dell'orientamento che non tutti hanno condiviso Chavez ha espresso una volontà innegabile di lottare per la giustizia e lo sviluppo. Sono convinto che il Venezuela saprà superare questo test nei confini della democrazia e della pace»

28 novembre 2012

THE TWILIGHT SAGA | BREAKING DAWN - PART II



Premessa. Sono quel che si dice un uomo da sposare e la doppia visione di un film del genere, cosa avvenuta ovviamente solo e soltanto per far contenta la mia consorte, lo dimostra.

Detto questo essendomi sciroppato la prima parte acconsento di buon grado a vedere anche la seconda, non fosse altro per vedere come va a finire. Come al solito vale la regola aurea del “so cosa vado a vedere e mi aspetto il giusto...”. In questo caso stiamo parlando, mai dimenticarlo, della trasposizione cinematografica di un romanzo per bimbeminkia.

Preso atto di questo la sfida è: si può cavare un bel film da tutto ciò? La risposta è NI.

La storia, piaccia o meno, c'è, il film nonostante la lunghezza scorre bene. Gli attori non sono Robert De Niro e Al Pacino, ovvio, ma nemmeno i termosifoni sfiatati di battistoniana memoria. La sceneggiatura regge e, soprattutto nel punto della battaglia, viaggia perfino su livelli superiori al romanzo della Meyer.

Sono un profano ma tutto mi sembra molto curato, dalla fotografia agli escamotage per rendere il film appetibile al mercato su più fronti (la presenza di vampiri da tutto il mondo dà al film una dimensione globale, le abilità particolari e gli scontri sembrano pensati apposta per un bel "picchiaduro").

A me poi sono particolarmente piaciuti i titoli di coda che richiamano tutti i personaggi della saga con riferimenti ai film precedenti e alle pagine del libro che li vedono protagonisti. Com'è che si dice? Cura e rifinitura dei dettagli...

Insomma, una grande operazione commerciale, ma fatta bene. Voto 6,5

28 ottobre 2012

TUTTI I SANTI GIORNI

Non tutte le ciambelle riescono col buco. Capita a tutti, anche ai migliori. Virzì compreso. Il film comunque nel complesso non è male. Ben fatto, scorre agile. I personaggi sono convincenti e i due giovani protagonisti se la cavano bene. 

Però il film, nella sostanza, non decolla e non entusiasma. Colpa soprattutto della tematica della coppia precaria e/o con problemi di infertilità. Un tema trito e ritrito nonché anche un po' palloso che annoia fin da subito. 

Roba da Fabio Volo, Stefania Rocca e Fausto Brizzi per capirci. 


Voto 6, più di stima che altro.



La canzone dei Virginiana che dà il titolo al film però è bellissima. E anche il libro del buon Simone Lenzi probabilmente è di gran lunga superiore al film.

4 ottobre 2012

"MORIRO' PARLANDO DEL GENOA"

Il Professore manca al Vecchio Balordo e manca a un mondo del calcio sempre più anonimo, sempre più in balia di papponi e mercenari. Sette anni fa se ne andava Franco Scoglio. Mantenendo la sua ultima promessa: "Morirò parlando del Genoa".  Vorrei ricordarlo con questo bel pezzo che Roberto Perrone scrisse sul Corriere all'indomani della sua scomparsa.



La leggenda del Professore nato povero che teorizzava la ribellione dei giocatori

Se n'è andato perché stava parlando del Genoa e questo lo aveva distratto. Con un' altra squadra di mezzo si sarebbe accorto della morte in agguato e le avrebbe messo su uno sbarramento dialettico dei suoi. Comunque è morto alla sua maniera, sulla breccia, in tv. E soprattutto è morto nella sua città. Alle Eolie c' è nato, ma se ghe pensu, niente per lui è stato come Zena (e il Zena). Però è morto e per chi l' ha conosciuto e rispettato, al di là dei suoi limiti e dei suoi difetti, perché l' amicizia è fatta per superarli, ora c' è un vuoto. Di parole, di calcio, di vita.


Francesco Scoglio di Lipari, 2 maggio 1941, diceva di essere cresciuto poverissimo, «a pane e cipolle». «Dormivo su un letto di pietra pomice con sopra la paglia». Coi soldi era sempre stato attento. Ai tempi del suo primo Genoa, nel 1988-89, circolava la leggenda che dormisse in macchina per intascarsi i soldi dell' albergo che gli pagava la società. Balle. Però è vero che aveva una Fiesta scassatissima e una volta rischiò la pelle sulla A12. Aldo Spinelli gli regalò un' auto più grande e sicura. La verità è che le leggende nascono solo sui grandi personaggi.


Professore di educazione fisica con una laurea in Magistero, Franco Scoglio era un allenatore di lotta e non di governo. Uno che ha dato sempre il meglio, almeno da quando è salito alla ribalta del grande calcio, nel 1986, con il Messina, quando il gioco si faceva complicato, difficile, pericoloso. Quando non c' era più nulla da perdere. Il perché lo spiegò un giorno la sua ex moglie, la tedesca Brigitte. «Mio marito ha il terrore della sconfitta: non gioca neanche più a carte con i suoi figli». Così il Professore era eccezionale quando doveva rimettere insieme i cocci di una squadra allo sbando, meno quando doveva gestire un lungo periodo. Per il Genoa sull' orlo della serie C, nel 2001, abbandonò la Tunisia (è stato anche in Libia e stava per tornare in Africa, continente che amava) con cui aveva conquistato la qualificazione ai Mondiali. Lo salvò alla grande. Poi, però, si fermò anche il campionato successivo. Errore. Partì fortissimo e poi s' inabissò. Teorizzava la ribellione dei giocatori e spesso non si presentava agli allenamenti: «Ci vanno i miei collaboratori. I calciatori devono avere la libertà di criticarmi».


Era generoso. A chi stimava conferiva il titolo di «dolcissimo». Era disponibile con tutti e nell' ultima telefonata, a proposito del suo ruolo di opinionista per Al Jazira, era triste per alcuni articoli malevoli. 


Non era un ciarlatano. Studiava il calcio come pochi. E quando sosteneva che «prima o poi l' Inter avrà bisogno di Scoglio», non era una fesseria. Perché Genoa e Inter si assomigliano, a livelli diversi. Tutte e due hanno un grande avvenire dietro le spalle. Tutte e due hanno bisogno di scosse. I suoi detrattori elencano i suoi esoneri, i suoi innumerevoli campionati non terminati. Però si dimenticano che a Messina, a metà degli anni Ottanta, era stato uno dei primi tecnici a usare il computer. Ha avuto meno successo di quello che avrebbe potuto raggiungere. Limiti interni, ma anche esterni. Trovò una meravigliosa sintesi per spiegare le cadute: «Mi ha rovinato Berlusconi». Voleva dire che, nel rutilante calcio degli anni Novanta, l' ansia del risultato escludeva la pazienza, la possibilità di programmare, decretando un' accelerazione degli aspetti deteriori del football: l' ansia di successo, l' aumento di costi e stipendi, la fuga dalla realtà.


Scoglio era un fautore dello slow-thinking. Pensa con lentezza. Il presidente che l' ha amato di più è stato Aldo Spinelli. Arrivò a richiamarlo per allegria. «È vero, con Bagnoli abbiamo avuto grandi risultati, ma io non mi sono divertito con nessuno come con Scoglio». La morte se l' è portato via in diretta, sorprendendolo mentre diceva: «Sono un tifoso del Genoa». Se n' è andato, ma tutto si potrà dire, tranne che sia stata una morte ad minchiam.

Sullo scaffale...